Andrea (nome di un collega inventato perché altrimenti mi uccide se lo
pubblico) mi conosce da tempo. Abbiamo condiviso il percorso di
specializzazione e ogni tanto ci si sente con i consueti strumenti informatici.
Abbiamo avuto recentemente il piacere di ritrovarci, bere e mangiare qualcosa
insieme. Andrea fa lo psicologo, ha fatto il mio stesso percorso di studi e ha
conosciuto l’ipnosi. Ma non la usa. Mentre sorseggiamo la classica birra
estiva, la mia rossa e corposa la sua bionda e meno alcolica discutiamo di
alcuni casi, soprattutto i suoi, e di alcuni modelli di intervento.
Andrea mi pone due elementi di discussione, mentre assaporo il gusto
leggermente amaro della mia rossa.
1- tanti colleghi vanno a fare corsi di ipnosi
2- la stragrande maggioranza però non la usa. Rinuncia.
La domanda segue, ovvero perchè io continuo ad usarla e secondo me come mai
si rinuncia a utilizzare questo strumento.
Domande alle quali segue una disquisizione che sfocia sulla bellezza
dell’ultimo film coreano visto e sul gusto della successiva birra. Come dice
mio fratello, nelle discussioni da cosa nasce cosa e non sai dove vai a finire.
In effetti la domanda è interessante. L'ipnosi è una delle tecniche
elettive e si sposa molto bene con le nuove e approfondite ricerche sulla
plasticità del cervello nonché della capacità di curare e guarire del cervello
stesso.
Ho fatto molti corsi come allievo, dalle tecniche di base alla terapia del
dolore ma è vero ciò che diceva Andrea. La stragrande maggioranza dei
terapeuti non prosegue ma abbandona la tecnica.
Se si fruga nei meandri della rete, si assiste ad un proliferare di
tecniche di induzione rapida coerenti con il nostro sistema culturale attuale
collegato alla velocità, ma ben poco coerenti con un approccio terapeutico.
Si assiste infatti alla messa in campo di tecniche di varia natura che
permettono all’operatore di mandare in stato di coscienza alterato il candidato
di turno con grande rapidità. Così il soggetto cade catatonico e poi? Che te ne
fai di uno catatonico sul pavimento?
Ma poi?
E’ come se ci si spostasse sulla dimensione spettacolare e rapida ma al
prezzo di perdere di vista la funzione dell’ipnosi in ambito clinico, ovvero la
cura della persona.
Hai presente la torta margherita? Gli ho chiesto.
La torta mergherita?
Si la torta. Hai idea?
No si, forse che centra la torta? E cosa c’entra con l’ipnosi? Mi ha
chiesto
Noi confondiamo tutto l’ipnosi con la terapia ipnotica, l’induzione con la
concentrazione facciamo un mischione. La facciamo facile ma non è così. Come la
torta margherita.
In effetti spesso si leggono offerte di formazione alla induzione rapida in
ipnosi o apprendere la tecnica della stretta di mano. Assolutamente
legittimo ma c’è un problema. Non te ne fai quasi nulla di tutto questo. Perchè
l’ipnosi richiede del tempo, molto tempo. E non è solo un a me gli occhi. Ora,
per fare la torta margherita si può procederein questo modo:
Si prendono due uova, 250 gr di farina doppio zero, burro o 80ml di olio di
semi , 2 uova, 150 grammi di zucchero, lievito per dolci, 200 ml di latte,
essenza di vaniglia si mette tutto in una ciotola e lo si amalgama rapidamente
con una frusta si mette l’impasto in una tortiera per circa 35 minuti in forno
a 180 gradi. Ecco fatto. Tempo per la preparazione 5 minuti.
Otteniamo una torta? Si Una margherita? Forse si, o meglio una copia di una
margherita.
Si può mangiare bene ugualmente e funziona. Se hai fretta lo puoi fare e
posso garantirti che funziona. Ma non è una margherita.
La margherita per quanto facile richiede equilibrio nel mischiare i
differenti componenti, nel montare l’albume e nell’incorporare il tutto affinché
si ottenga un composto delicato e morbido che nel forno possa crescere con quel
giusto equilibrio. Per farla bene richiede tempo. Molto più di 5 minuti. La
margherita come composto e prodotto finale è anche una struttura di base dalla
quale partire per realizzare altri dolci. Costruire una torta più ricca e
golosa.
Se l’impianto di base non è corretto nei modi e nei tempi non si ottiene un
dolce equilibrato. Idem per l’ipnosi. Non servono velocità, rapidità per curare
o aiutare a stare meglio. Serve il tempo per costruire la base sulla quale
lavorare. Cosa puoi fare con una persona che ti stramazza al suolo perché le
hai battuto le mani davanti al viso tre volte?
Nulla. Praticamente nulla. Certamente è di affetto per chi guarda. Ma la
terapia è un’altra cosa.
Per questo la si abbandona. Perché incorporare l'albume non è cosa da fare
velocemente.
Sorrido.
Andrea mi ha osservato tenendo in mano il suo bicchiere di birra e poi
sornione mi ha detto
- Comunque io preferisco la sacher torte.