giovedì 25 agosto 2016

Giochi del cervello: i Bias cognitivi



Con l’espressione bias cognitivi , in psicologia, si fa riferimento alla scorciatoia che il nostro cervello prende per semplificarsi la vita. Il problema e che queste scorciatoie (bias Cognitivi)  spesso poco si conformano o sposano con i dati del mondo che ci circonda.
D'altronde a giustificazione si può dire che è necessario per il cervello adottare strategie semplificatrici per risparmiare energia e tempo. Il problema è che tale modalità di pensiero si rivela molto spesso foriero di spese (Psicologiche ma spesso non solo) maggiori. Ad esempio apocalittiche figure di merda.
Un esempio è il confirmation bias, ovvero la tendenza a trovare elementi come notizie, commenti, ragionamenti che confermano le nostre idee o ipotesi anche a discapito di evidenze di studio o dei dati.
Collegato a questo tipo di bias, ne troviamo un altro ovvero l’effetto dei media ostili. Una ipotesi confermata da uno studio effettuato a suo tempo dai ricercatori sociali della Stanford University in cui si evidenzia il fatto che a fronte di informazioni identiche su di un argomento fatte vedere a soggetti appartenenti a idee in contrasto tra loro, entrambe le parti finiscono per ritenere che le informazioni siano manipolate a favore della parte avversa.

Un esempio?
Non molto tempo fa siamo stati investiti nei social network e nella stampa da una serie di informazioni relative al fatto che i cinesi hanno preso in gestione la maggioranza dei bar di Milano.
Una volta che questa informazione è stata riportata in modo massivo (e senza opportune verifiche) abbiamo come primo fenomeno l’attivazione di un bias chiamato Euristica della disponibilità, quindi tendiamo a sovrastimare le informazioni in nostro possesso: “è vero, perché sotto casa mia c’è un bar ed è gestito da cinesi”
Di conseguenza possiamo quindi cadere nelle grinfie di un secondo bias chiamato illusione di frequenza. Tendiamo a vedere con maggiore frequenza conferme a quanto imparato conosciuto o appreso. “ infatti dove mi giro vedo soprattutto ber gestiti da cinesi”
L’effetto nei social network e stato un pullulare di considerazioni negative o preoccupate per la perdita di una attività che una volta era tutta Italiana.
Il dato camera di commercio ..... Trovatelo e potrà sorprendervi.



sabato 20 agosto 2016

Ipnosi e torta margherita



Andrea (nome di un collega inventato perché altrimenti mi uccide se lo pubblico) mi conosce da tempo. Abbiamo condiviso il percorso di specializzazione e ogni tanto ci si sente con i consueti strumenti informatici. Abbiamo avuto recentemente il piacere di ritrovarci, bere e mangiare qualcosa insieme. Andrea fa lo psicologo, ha fatto il mio stesso percorso di studi e ha conosciuto l’ipnosi. Ma non la usa. Mentre sorseggiamo la classica birra estiva, la mia rossa e corposa la sua bionda e meno alcolica discutiamo di alcuni casi, soprattutto i suoi, e di alcuni modelli di intervento.
Andrea mi pone due elementi di discussione, mentre assaporo il gusto leggermente amaro della mia rossa.
1- tanti colleghi  vanno a fare corsi di ipnosi
2- la stragrande maggioranza però non la usa. Rinuncia.
La domanda segue, ovvero perchè io continuo ad usarla e secondo me come mai si rinuncia a utilizzare questo strumento.
Domande alle quali segue una disquisizione che sfocia sulla bellezza dell’ultimo film coreano visto e sul gusto della successiva birra. Come dice mio fratello, nelle discussioni da cosa nasce cosa e non sai dove vai a finire.  

In effetti la domanda è interessante. L'ipnosi è una delle tecniche elettive e si sposa molto bene con le nuove e approfondite ricerche sulla plasticità del cervello nonché della capacità di curare e guarire del cervello stesso.

Ho fatto molti corsi come allievo, dalle tecniche di base alla terapia del dolore ma è vero  ciò che diceva Andrea. La stragrande maggioranza dei terapeuti non prosegue ma abbandona la tecnica.
Se si fruga nei meandri della rete, si assiste ad un proliferare di tecniche di induzione rapida coerenti con il nostro sistema culturale attuale collegato alla velocità, ma ben poco coerenti con un approccio terapeutico.
Si assiste infatti alla messa in campo di tecniche di varia natura che permettono all’operatore di mandare in stato di coscienza alterato il candidato di turno con grande rapidità. Così il soggetto cade catatonico e poi? Che te ne fai di uno catatonico sul pavimento?
Ma poi?
E’ come se ci si spostasse sulla dimensione spettacolare e rapida ma al prezzo di perdere di vista la funzione dell’ipnosi in ambito clinico, ovvero la cura della persona.

Hai presente la torta margherita? Gli ho chiesto.
La torta mergherita?
Si la torta. Hai idea?
No si, forse che centra la torta? E cosa c’entra con l’ipnosi? Mi ha chiesto

Noi confondiamo tutto l’ipnosi con la terapia ipnotica, l’induzione con la concentrazione facciamo un mischione. La facciamo facile ma non è così. Come la torta margherita.
In effetti spesso si leggono offerte di formazione alla induzione rapida in ipnosi o apprendere la tecnica  della stretta di mano. Assolutamente legittimo ma c’è un problema. Non te ne fai quasi nulla di tutto questo. Perchè l’ipnosi richiede del tempo, molto tempo. E non è solo un a me gli occhi. Ora, per fare la torta margherita si può procederein questo modo:
Si prendono due uova, 250 gr di farina doppio zero, burro o 80ml di olio di semi , 2 uova, 150 grammi di zucchero, lievito per dolci, 200 ml di latte, essenza di vaniglia si mette tutto in una ciotola e lo si amalgama rapidamente con una frusta si mette l’impasto in una tortiera per circa 35 minuti in forno a 180 gradi.  Ecco fatto. Tempo per la preparazione 5 minuti.
Otteniamo una torta? Si Una margherita? Forse si, o meglio una copia di una margherita.
Si può mangiare bene ugualmente e funziona. Se hai fretta lo puoi fare e posso garantirti che funziona. Ma non è una margherita.
La margherita per quanto facile richiede equilibrio nel mischiare i differenti componenti, nel montare l’albume e nell’incorporare il tutto affinché si ottenga un composto delicato e morbido che nel forno possa crescere con quel giusto equilibrio. Per farla bene richiede tempo. Molto più di 5 minuti. La margherita come composto e prodotto finale è anche una struttura di base dalla quale partire per realizzare altri dolci. Costruire una torta più ricca e golosa.
Se l’impianto di base non è corretto nei modi e nei tempi non si ottiene un dolce equilibrato. Idem per l’ipnosi. Non servono velocità, rapidità per curare o aiutare a stare meglio. Serve il tempo per costruire la base sulla quale lavorare. Cosa puoi fare con una persona che ti stramazza al suolo perché le hai battuto le mani davanti al viso tre volte?
Nulla. Praticamente nulla. Certamente è di affetto per chi guarda. Ma la terapia è un’altra cosa.
Per questo la si abbandona. Perché incorporare l'albume non è cosa da fare velocemente.
Sorrido.
Andrea mi ha osservato tenendo in mano il suo bicchiere di birra e  poi sornione mi ha detto
- Comunque io preferisco la sacher torte.

sabato 4 giugno 2016

Ri- Parlando di Ipnosi



E va bene, ricominciamo... Me lo hai già chiesto e non ti ho risposto a sufficienza ora ricomincio.
Cosa e l'ipnosi?
Questa domanda l'avrò sentita decine di volte e di conseguenza altrettante risposte.
Comunque.
Cosa e l'ipnosi:
L'ipnosi è un fenomeno psicosomatico che coinvolge sia la dimensione fisica, sia la dimensione psicologica del soggetto. È una condizione particolare di funzionamento dell'individuo che gli consente di influire sulle proprie condizioni sia fisiche, sia psichiche e sia di comportamento.
Tac, da wikipedia, facile. 
Invece secondo Milton Erickson (1901-1980), psichiatra nonché fondatore dell’ ipnosi moderna l’ipnosi non è altro che:
una condizione naturale che si verifica spontaneamente in diversi momenti della vita quotidiana(definita dal suo allievo trance comune quotidiana, Haley 1978) e che può essere indotta nel pieno rispetto delle esigenze e delle capacità della persona.

Come dire che l'ipnosi è una situazione perfettamente naturale e presente di per se nell'essere umano.
Questa e di fatto la definizione più accettata. Ora, dal mio punto di vista, e con gli occhiali non è certo il massimo, noi dovremmo fare due distinzioni legate ad una parola, ovvero stato.
In effetti noi siamo abituati a vedere l'ipnosi come un insieme un tutto uno tra atto della induzione e lo stato ipnotico.
Se accettiamo il fatto che l'ipnosi è uno stato mentale nonché uno stato  fisico naturale dell'essere umano, tanto che si presenta regolarmente durante la veglia e non ne siamo consapevoli, allora a cosa serve tutto il rituale del pendolino e non solo?
Chiariamo quindi che , lo stato ipnotico è una cosa, l'induzione ipnotica una altra.
Infatti, l'atto di indurre lo stato ipnotico comporta tutta la scenografia, la tecnica che siamo abituati a vedere. Invece lo stato è la condizione mentale in cui il soggetto si viene a trovare.
E qui come si dice cambia il tutto, perché una volta che si è compiuto l'atto ipnotico e il soggetto si trova nello stato ipnotico...... Che se fa?
Finisce li?
In realtà e qui che comincia invece la terapia ipnotica. E in quel momento che si avvia il processo terapeutico vero e proprio. La parte più difficile.
Immaginiamo:  
Ecco che, il nostro candidato sta comodamente seduto oppure  disteso, rilassato e quasi addormentato, se non lo fosse di già. In tal caso avremmo un problema specie se russa.
Allora, lo stato ipnotico e' indotto, e' giunto e quindi come fare per far si che la faccenda sia chiara?
Ovvero, cosa convince il candidato che si sta trovando in uno stato di coscienza alterata?
Non certo il sentire la famigerata, nonché famosa frase.... Quando lo dico io!
Cosa convince la persona, come direbbero a Bari?
La convincono i "Fenomeni buffi".
E che cosa è un fenomeno buffo?
Ecco un esempio:
Immaginate di osservare la vostra mano, destra o sinistra non ha importanza.
Lo sottolineo perché quando faccio questo esempio c'è sempre qualcuno che chiede quale mano?
Dicevo, immaginate di osservare la vostra mano, che poggia sulla vostra gamba oppure su di un bracciolo di una poltrona. E che, lentamente la vostra mano inizia a fare movimenti piccoli. Magari inizia dalle dita, il medio o l'anulare o il pollice e poi, sempre lentamente....inizia ad alzarsi, a sollevarsi. Un movimento lento, ma graduale.
Poi, la mano, sempre con movimento lento, inizia a ruotare il palmo che si rivolge verso l'alto.
Mentre continua a sollevarsi.
Si solleva e va verso il vostro viso. Gli si avvicina e giunge a toccarlo.
E in tutto questo voi tentate di impedirlo, tentate di fermare la mano, che è si la vostra mano, ma non risponde, non ubbidisce. La mano si muove come un qualcosa di autonomo. Di staccato da voi.
Questo fenomeno, a cui voi assistente e contemporaneamente partecipate dimostra che siete in uno stato ipnotico.
E vi trovate con emozioni contrapposte, timore e ridicolo.
Ansia e risate.
Scoprite che la vostra mano è come quella della famiglia addams. 
E mentre lo scoprite scivolate in una trance ancora più profonda.

Osservatore nascosto 1.0
La dissociazione e' elemento peculiare della ipnosi. Probabilmente o certamente senza di tale fenomeno non ci sarebbe quella condizione idonea affinché avvengano cambiamenti stabili.
Ma quale è questa condizione? O meglio ancora, cosa fa si che sa sia uno "stato" così efficace negli interventi?
Per chi non conosce la storia dell'ipnosi questo che sto per raccontare avrà il sapore della bufala che non è la mozzarella.
Il leggendario (oramai non potrebbe essere definito in altra maniera) Milton Erikson è stato colui che ha reso l'ipnosi quella tecnica efficace ed efficiente che conosciamo oggi. Anche se non molti sanno che tale tecnica era già stata elaborata da uno studioso francese. Ma lasciamo perdere, ciò che conta è che Erikson nella sua tecnica usa la dissociazione ritenendola appunto necessaria.
Ma la dissociazione è un fatto reale? Ovvero  esiste un meccanismo o qualcosa di simile che rompe in due parti ( o forse più) la nostra mente? L'ipnosi oramai sappiamo che è una reazione fisica, lo studio effettuato con l'effetto stroop pochi anni fa  ne è una prova  provata. Ma la dissociazione ?
Il più grande studioso di ipnosi del secolo passato è stato Ernest Hilgard da molti considerato il più grande conoscitore e studioso del fenomeno ipnotico. Una cattedra illustre e studi di grande rilievo scientifico sugli effetti della ipnosi. È stato Hilgard ha dare corpo scientifico alla dissociazione in ipnosi. Ma come? Come gli studiosi delle scoperte scientifiche sanno, le grandi scoperte avvengono perché vi è alla base uno studio preciso, attento, meticoloso. Una preparazione dell'ambiente di studio attento e calcolato. E soprattutto un incredibile effetto C. Insomma un colpo di culo come si suol dire in ambiente accademico. Una fortuna sfacciata.
È il caso di Hilgard. Descriviamo l'esperimento che ha sua volta ha del sadico. Ma se in Fondo non vi fosse un poco di sadismo chi si divertirebbe a torturare topi, criceti e soprattutto studenti universitari? Questi ultimi più che i topi sono animali nati per servire il laboratorio. Cosa non si farebbe per un miserabile 18? O magari qual cosina in più?
Giusto un ciccio, ma tralasciamo e torniamo all'esperimento. Aula, ricca di cavie pardon studenti. Il professore effettua su uno di loro un test di induzione di sordità selettiva. Ovvero con l'ipnosi rendere sordo un soggetto tranne che alle parole dell'operatore. Sadico vero? E se in più aggiungessimo che il soggetto potrebbe essere cieco? È già, ancora meglio. Infatti. Studente cieco e reso sordo a tutto tranne che alla voce dell'operatore.
Hilgard nella procedura di induzione Identifica due segnali ideo motori affinché il soggetto possa rispondere senza eccessivo sforzo alle sue domande. La mano destra che si solleva equivale a dire si la mano sinistra che si solleva equivale a dire no.
Una volta instaurata la trance, il candidato viene reso selettivamente sordo. Tutti gli studenti presenti sono colpiti, affascinati dall'induzione, il topo da laboratorio che si dice essere studente e li, immobile. Non risponde a nessuna domanda dei compagni di corso. Risponde solo al docente.
Poi, teatralmente Hilgard prende una pistola scacciacani e spara un colpo a fianco dello studente da laboratorio.
Un altro studente viene colpito da un proiettile vagante.
Colpo di scena. No, scherzo. Semplicemente lo studente cavia non si muove. Non ha sentito lo sparo. Non ha battuto ciglio. Ed è qui, a questo punto dell'esperimento , che san Tommaso ci mette lo zampino.....
E san Tommaso ricordiamo era uno che rompeva le scatole anche al buon Dio. Infatti uno studente alza la manina e (immagino che appunto si chiamasse Tomas) e pone una domanda banale. - Professore, ma siamo proprio sicuri che lui (la vittima) non abbia sentito nulla? E qui il buon Hildagrd, guardando l'agnello sacrificale pone la domanda fatale, ovvero la pone nel modo sbagliato: Rivolgendosi allo studente cavia da laboratorio chiede, qui qualcuno ha sentito qualcosa? Rullo di tamburi, sospensione e ... Hilgar ha posto la domanda e attende. Il soggetto solleva lentamente la mano....Destra!! Maledetta cavia da laboratorio, avrà pensato il grande professore. Ma prima che possa ordinarne la soppressione e con essa quella della intera classe testimone di cotanto fallimento.... Nota che il soggetto inizia a sudare, impallidire e a manifestare segni di ansia. Che si sia accorto delle mie intenzioni omicide? Avrà pensato l'illustre professore... Ma scherzi a parte, Hilgard toglie dalla trance il soggetto notandone lo spavento. E parla con lui. Stupito chiede come mai alla sua domanda egli ha risposto si, che ha sentito lo sparo. Il soggetto risponde verbalmente che no, lui non lo ha udito. Allora come mai ha sollevato la mano destra indicando che invece lo ha udito? E qui, musica si di sottofondo violini, si scopre che..... Non sono stato io, la mia mano si e mossa da sola e questo mi ha spaventato. E da questa risposta che Hildgard troverà conferma delle sue ipotesi e costruisce il suo modello. Oltre oviamente a una serie di altri studi che confermeranno la sua ipotesi teorica.
La nostra struttura inconscia e costituita da "parti" cognitive e funzionali che operano come "entità autonome e fortemente collegate". Nel 1977 Hilgard propose una teoria “neo dissociativa”, che stabilisce come differenti stati distinti di coscienza possono essere presenti durante l’ipnosi così come certe azioni possono diventare dissociate dalla mente conscia.. La tecnica che ne è sortita e quella che più o meno usiamo tutti avviare una dissociazione per poter operare con la parte profonda. Dialogare con la nostra mente inconscia, e poter avere risultati più efficaci e definitivi.


 Ps. Ho scelto di raccontare la versione che più mi piace ma ne esistono altre, come quella dove l'osservatore nascosto si manifesta attraverso la scrittura automatica dichiarando di stare congelando. Nel testo "Inconscio separato" dove Hilgard racconta l'accaduto il soggetto fu posto effettivamente a differenti prove di rumori improvvisi, e la domanda che Hilgard fece fu dovuta ad uno studente che gli chiese se magari nel profondo del soggetto sperimentale vi fosse comunque

domenica 31 maggio 2015

Autoipnosi



Uno degli strumenti principali che l’essere umano possiede è la propria mente. La ricerca conferma come il nostro livello cognitivo superiore (mente conscia) sia in grado di intervenire attraverso processi cognitivi modificando il nostro cervello  a livello strutturale oltre che funzionale.
Un aspetto che viene sottovalutato sovente e la capacità della parte più profonda del nostro cervello (mente inconscia) di riuscire a intervenire per produrre effetti correttivi superando le resistenze che spesso la parte coscia oppone.




La mente conscia infatti lavora ad un livello logico diverso da quello della mente inconscia. I suoi processi sono lineari, sequenziali cosa che non appartiene alla parte più profonda, la mente inconscia. La parte profonda si muove operando su livelli multipli, in parallelo e per tale motivo e più veloce nel poter favorire il conseguimento dei risultati.
Un esempio potrebbe essere il seguente: sappiano che certi comportamenti sono poco salutari, però noi li adottiamo egualmente. Possiamo agire a livello conscio operando delle analisi che mettono in evidenza come tale comportamento sia distruttivo. Ci diciamo che fa male. Che quindi non ci comporteremo più in un certo modo. Usiamo la razionalità se così possiamo dire. Di fatto nella maggioranza dei casi questo modo di operare si presenta poco funzionale. Certamente può essere efficace. Ma altrettanto vero è che e meno efficiente. Lo sforzo che il cervello deve compiere è maggiore poiché si cerca di modificare i suoi schemi per via diretta. E come se qualcuno lo spingesse con forza. Se qualcuno ci spinge tendiamo ad opporci.
L’auto ipnosi è invece un sistema efficiente oltre che efficace. L’ipnosi nel suo complesso lo è. Se una persona non desidera affrontare un percorso terapeutico più complesso  può utilizzare l’autoipnosi, tramite l’aiuto di un professionista, comprendendone i meccanismi per utilizzarla da se. E’ importante che si apprenda bene come raggiungere un livello di trance necessario e sufficiente a poter agire per superare i limiti imposti dalla mente coscia. Una volta compreso il sistema si possiede una capacità che aiuta a migliorare la propria qualità della vita. Ulteriore vantaggio è dato dal fatto che è economica.
Imparare l’autoipnosi non è difficile. Richiede comunque impegno e attenzione. E i risultati sono evidenti. I tempi per imparare non sono lunghi. Generalmente dai tre a cinque incontri distanziati di quindici giorni. La distanza nei tempi permette alla persona di poter sperimentare e consolidare le modalità per l’accesso e il lavoro attraverso la mente inconscia.
Esistono differenti modi di utilizzare la trance e anche di costruire un percorso che permetta alla mente inconscia di riprogrammare il nostro profondo per ottenere risultati efficaci. Per ottenere questo risultato  è importante che l’operatore comprenda  le necessità e i risultati che la persona che gli si rivolge desidera conseguire.



La storia di Paolo è un esempio. Paolo soffre di ansia, da alcuni mesi fa fatica a uscire di casa per andare al lavoro. Ha timore di non riuscire a fare bene il suo lavoro per il quale comunque è molto qualificato e teme che questa sua condizione possa causargli ulteriori problemi. Nella sua mente vi è la paura di essere licenziato. L’ansia si manifesta quando deve parlare in pubblico e fare delle presentazioni. Si sforza di controllare la situazione e soffre poiché la sua attenzione e centrata sui presenti temendo che possano accorgersi che è in difficoltà. Questa sua condizione in effetti sta riducendo la sua capacità. Paolo non ha problemi ha definire i suoi obiettivi e riesce bene ad entrare in una trance leggera. Comprende bene che non è necessario avere una trance profonda gestita dal terapeuta. Gli esercizi che impara vengono da lui ripetuti a casa e già al secondo incontro nota dei cambiamenti. Gli viene insegnato come approfondire la sua trance  e come strutturare il dialogo con la sua parte inconscia. Al terzo appuntamento Paolo è più sereno e comunica che riesce a non provare più quell’ansia che provava prima anche se ancora avverte qualche leggero timore ma si rende anche conto che ha fatto grandi passi avanti. Al quarto incontro un mese dopo Paolo comunica che sta bene. Avverte la sana e giusta tensione necessaria per fare bene il suo lavoro e non si sente più in pericolo. Sei mesi dopo ad una telefonata di controllo Paolo è sereno. Conduce la sua vita con tranquillità con le fatiche di tutti i giorni e riferisce di continuare gli esercizi che tra l’altro ha modificato, per mantenere una buona salute psicologica e non per l’ansia. Ha imparato ad usare l’auto ipnosi e a modellarla per le sue esigenze ottenendo un buon risultato.


Per informazioni o appuntamento potete scrivere al seguente indirizzo dottorleaci@gmail.com o telefonare al numero 3288431993